Un progetto inedito dall'archivio

Nell’estate di un paio di anni fa ho iniziato un progetto fotografico sul ritratto all’aperto, che sarebbe stato il primo esperimento che mi ha poi portata nei mesi scorsi a delineare meglio il concetto dietro il progetto “Donne di Crema”.

In quel primo tentativo non avevo individuato bene a chi rivolgermi e questo mi aveva creato problemi sin da subito. Ai tempi avevo pensato di ritrarre persone di Crema per raccontare la città attraverso le loro parole, ma era aperto a tutti, uomini e donne. A ciascuno di loro chiedevo di scegliere un posto di Crema su cui avevano qualcosa da dire e facevo loro una micro intervista registrata.

Lasciare libertà nello scegliere il posto, pensavo fosse un lato positivo, ma per molti si rivelò controproducente tanto che alcuni non hanno mai scelto e non abbiamo mai scattato il ritratto. Mi sono fermata subito, dopo i primi due ritratti realizzati perché mi rendevo conto che qualcosa non funzionava.

Ho accantonato l’idea per un po’ di tempo, finché, dopo aver fatto un gran lavoro di chiarezza delle idee, ecco che si è delineata in modo più lineare l’idea del progetto attuale “Donne di Crema”.

Questo ritratto di Emilia fa parte di quella serie acerba. Visto che la conoscevo da anni e avevamo già scattato altre volte, le avevo chiesto di partecipare per testare su di lei l’idea.

Le parole di Emilia riguardo al posto che ha scelto per ambientare i suoi ritratti a Crema.

Testi di Barbara Galli tratti dall’intervista fatta ad Emilia prima della sessione fotografica.

Sono nata a Sorrento, vivo a Milano e sono un’attrice. La mia vita assomiglia ad un viaggio, alla continua ricerca di stimoli, idee, sempre pronta ad immaginare, conoscere, cambiare e trasferirmi.
Crema è la tappa dell’adolescenza, ciò che sono ho iniziato a costruirlo qui: il liceo artistico, il sogno di studiare arte drammatica, le prime esperienze formative personali, le amicizie, le uscite il sabato sera e le interminabili vasche nelle vie del centro storico.
Sono ricordi pieni di tenerezza, legati al posto che ho scelto per queste foto, dove mi rivedo ragazzina insicura, nascosta nel vicolino buio e pasticciato a guardare i “grandi” da lontano, studiando sottovoce, con le amiche, una strategia per accedere alla piazzetta del tanto amato Victorian Pub.
In realtà, questo locale non esiste più, la piazza è solo un parcheggio bruttino, ma, dietro questi portoni chiusi, ci sono i tentativi, i fallimenti e i successi, che ho attraversato per superare la vergogna, sfidare le paure da “piccola” e finalmente trovare il coraggio di entrare, sedermi e sentirmi a pieno titolo nel regno dei grandi.
La conquista della sicurezza e della determinazione che oggi mi permettono di cavalcare la mia esistenza metropolitana, in continuo affanno tra mille corse, impegni, lavoro precario, palestra e tempo libero. Ritmi frenetici che mi costringono ogni tanto a ritornare qui, nei fine settimana, per riassaporare il tempo, i sapori, i profumi della tradizione, della tranquillità, della provincia, accolta da quel senso di “dolce far niente” che mi attrae e mi respinge. Ma che, come per magia, mi regala sempre la serenità per affrontare il mondo e sognare un nuovo futuro.